Recensione a cura di Lorenzo Castellari, 2° B
Fin dalla copertina si può notare che non sarà il solito romanzo, su di essa si trova infatti un teschio, più precisamente una Veritas, un’ allegoria raffigurante la provvisorietà della vita. Questo è un libro diverso da tutti gli altri, che seguono una storia e per sapere come andrà a finire, sei costretto a leggere capitolo per capitolo, dall’inizio alla fine. In Ultimo venne il verme non c’è una fine e questo, a parere mio, è proprio uno dei suoi punti forti. Al suo interno troviamo cinquantasei favole moderne, tutte totalmente diverse l’una dall’altra, in ognuna è contenuta una morale o un insegnamento implicito, utile per la vita di ogni giorno, ma esse sono diverse dalle favole che tutti conosciamo da sempre, come quelle di Fedro o Esopo.
I protagonisti delle storie sono principalmente animali, che porteranno a farti osservare il mondo con occhi diversi, da un altro punto di vista. Questo libro è divertente, saggio, sorprendente, da aprire a una pagina a caso prima di dormire.
Ho apprezzato molto il fatto che ci fosse anche un velo di ironia in alcune favole, cosa che rende il tutto più invitante e anche i non-sense che l’autore ha voluto inserire fanno la loro parte, ritroviamo infatti durante la lettura situazioni che mai potrebbero succedere nella realtà, che rendono le storie uniche e avvincenti allo stesso tempo. La lettura di questo libro è molto semplice, ma non da sottovalutare, può essere una favola per un ragazzo, un insegnamento per un adulto, dipende dagli occhi con cui si osserva.
“Al di là di quella porta, in una terra senza terra e senza cielo, viveva il bambino”.
Questa intrigante frase è tratta da “Il bambino che viveva al di là”, quella che mi ha colpito di più per il suo insegnamento difficile da trovare in mezzo a tutte quelle parole: quello di restare aperti mentalmente ai cambiamenti, senza chiudersi troppo in se stessi e nelle proprie convinzioni.
Ultimo venne il verme, di Nicola Cinquetti, Ed. Bompiani. Libro finalista al Premio Strega.