Nove braccia spalancate

Recensione a cura Camilla Lunati.

Siamo negli anni Trenta. Le sorelle Fing, Muulke e Jes, con i 4 fratelli, il padre e la nonna Mei, si sono appena trasferiti in una casa, nella campagna olandese vicino a un cimitero. La casa, abbandonata da tempo, sembra nascondere tanti segreti, storie e tragedie. Tanti racconti, tanti segnali, non quadrano con la normalità.
Hoempa, il pazzo della città, vive dentro la siepe del cimitero e ruba di tutto alla gente, e le sorelle, insospettite dalla situazione, con l’aiuto della nonna Mei, il pilastro della famiglia, che racconta loro tante storie basandosi su  fotografie di famiglia, cercheranno di fare luce sui misteri della casa che si collegano con le origini della famiglia stessa.
La storia è narrata in prima persona dalla sorella maggiore Fing, la più matura che, insieme alle sorelle, vuole scoprire i misteri che riguardano la casa in cui da poco tempo, si sono trasferiti.
Mi riconosco un po’ nel personaggio di Fing, il più maturo, quello che capisce quando una cosa deve finire e quando allo stesso tempo deve proseguire, e che non si arrende mai e scava e scava nel passato proprio per capire quello che è successo prima, continuando a fare domande.
Trovo che questo romanzo sia stato ben scritto con un linguaggio semplice e che l’autore sia riuscito far vivere le emozioni  al lettore, come le storie di famiglia che la nonna racconta alle nipoti. Per lo meno, per me è stato così, anche se il glossario che si trova a fine libro e che permette di capire alcune parole dette in dialetto limburghese, ogni tanto interrompeva il filo di ciò che stavo leggendo.
E il finale? Inaspettato: ero davvero sicura che ci fosse una conclusione più tragica, più “noir”. Invece alla fine era una storia d’amore che ha portato a tanti misteri.
Forse l’intento dello scrittore era proprio questo: creare suspence, mistero, attesa durante il racconto,  il quale invece si conclude con il più bello dei sentimenti: l’amore.
Autore del libro: Autore: Benny Lindelauf, ed. San Paolo